martedì 18 maggio 2010

La Carta dei principi dell’altra Europa

Anticipazione dal volume collettivo "Europa 2.0 prospettive ed evoluzioni del sogno europeo", Nicola Vallinoto e Simone Vannuccini (a cura di), ombre corte, Verona, maggio 2010.

La Carta dei principi dell’altra Europa

di Franco Russo*

L’entrata in vigore del Trattato di Lisbona il 1° dicembre 2009 ha chiuso un periodo quasi decennale di lotta costituente a livello europeo, aperto formalmente dai governi con la Dichiarazione sul futuro dell’Unione europea – emessa dal Consiglio europeo, riunitosi a Laeken il 14 e il 15 dicembre 2001 –, durante il quale si sono confrontate due visioni dell’Unione: quella delle élites di governo, e dei poteri economico-finanziari, e quella dei movimenti sociali per l’altra Europa. Questa fase si conclude, purtroppo, con una nuova vittoria dei governi che continuano nella costruzione dell’Unione europea dall’alto, seguendo il vecchio e sperimentato metodo funzionalistico che pone al centro il mercato e la moneta. Un ciclo è giunto al termine, senza che l’Ue abbia compiuto una sua rifondazione democratica.
Il Social Forum Europeo, nella sua prima edizione del 2002, fu l’occasione per lanciare l’europeismo di sinistra, assunto poi come punto di riferimento dall’Assemblea di Firenze del 12 e 13 novembre 2005, che rappresentò il momento più dinamico nell’elaborazione di una Carta dei
principi dell’altra Europa. In questa Assemblea fiorentina si scrisse in forma collettiva il primo draft della Carta, guidati dalla risoluzione, adottata nell’Assemblea preparatoria europea di Istanbul del settembre 2005, secondo cui la Carta non doveva essere “la semplice ripetizione delle richieste dei nostri movimenti e dei loro documenti politici”, ma tendere ad “approfondire la comprensione, la sistematizzazione e la scrittura del nucleo comune dei nostri valori e sentimenti, condivisi da milioni di persone [...] valori e sentimenti che hanno guidato i movimenti sociali da
Seattle1999 e Genova 2001”.
Il movimento no global non ha commesso gli errori della sinistra storica, che – con l’eccezione di limitati settori dell’azionismo e del socialismo – dinanzi alla sfida europeista di Schuman, Adenauer e De Gasperi si rinchiuse nei confini dello Stato nazionale.

I Social Forum europei – da Firenze a Malmoe – rimangono ancora l’unico spazio pubblico sovranazionale, dove democraticamente si è cominciato a costruire mediante pratiche discorsive il “popolo europeo”, senza cadere in visioni organicistiche o naturalistiche del demos. Il movimento no global ha criticato metodi e contenuti del “Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa” accettando la sfida costituente, facendone anzi un terreno di lotta privilegiato per contrastare e rovesciare le politiche liberiste. Si è fatta propria, sia pure implicitamente, l’indicazione di Bruce Ackerman, dato che si è colto il periodo storico apertosi a Laeken non come una fase di politica normale ma come una fase costituente, e si è cercato di coinvolgere diffusamente le/i cittadine/i con le loro organizzazioni e associazioni nell’elaborazione e all’affermazione di principi costituzionali. Se la questione della Costituzione è quella dell’istituzione di un ordinamento giuridico in cui si affermino i diritti universali delle persone, e che fa discendere da ciò l’organizzazione dei “poteri”, si può sostenere allora che i movimenti hanno condotto una vera e propria “lotta per la costituzione europea”.

Continua nel libro Europa 2.0

FRANCO RUSSO, fa parte di Carta per l’altra Europa, rete del Social Forum Europeo. Esponente
del Forum ambientalista. Partecipa al centro di ricerche Transform e alla Rete romana contro la crisi. Già deputato italiano alla Commissione Affari Costituzionali. Ha partecipato alla fondazione del Centro antimperialista Che Guevara e di Democrazia Proletaria. Ha animato le fasi iniziali dell’Associazione Antigone e organizzato il Centro diritti/lavoro. Sito: www.europe4all.org.

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