mercoledì 12 maggio 2010

Per un’Europa aperta a tutti i residenti

Anticipazione dal volume collettivo "Europa 2.0 prospettive ed evoluzioni del sogno europeo", Nicola Vallinoto e Simone Vannuccini (a cura di), ombre corte, Verona, maggio 2010.

Per un’Europa aperta a tutti i residenti


di Paul Oriol*

I principi dell’Unione europea (Ue) sono chiari. Nel suo preambolo la Carta dei diritti fondamentali afferma: “L’Unione si fonda sui valori indivisibili e universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà; l’Unione si basa sui principi di democrazia e dello stato di diritto. Essa pone la persona al centro della sua azione istituendo la cittadinanza dell’Unione e creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia”. E, infatti, la Carta enumera una serie di diritti che riconosce a tutte le persone che vivono sul territorio dell’Unione.

Purtroppo, legando la cittadinanza dell’Unione alla nazionalità di uno degli Stati membri, la Carta esclude oltre venti milioni di persone – di non persone? – dalla cittadinanza comunitaria. Riprendendo la definizione del Trattato di Maastricht si può dividere la popolazione che vive su uno stesso territorio in “caste” con diritti differenti:

– i cittadini “nazionali” che vivono sul loro territorio nazionale (tedeschi in Germania, italiani in Italia, ecc.) hanno il diritto di voto e di eleggibilità per tutte le elezioni;

– i cittadini dell’Unione che vivono in un paese membro diverso dal loro hanno il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni municipali ed europee alle stesse condizioni (o quasi) dei cittadini nazionali;

– i cittadini di Stati terzi hanno o non hanno il diritto di voto alle elezioni municipali o locali, con o senza eleggibilità, in funzione della legislazione propria dello Stato di residenza;

– i clandestini, infine, sono esclusi da tutti questi diritti in tutti gli Stati membri.

L’Ue riconosce alcuni diritti estesi a tutte le persone che hanno la residenza in uno degli Stati dell’Unione, compresi i diritti politici, e specificamente tramite la Carta (art.12), il diritto di riunione e di associazione: “ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione pacifica e alla libertà di
associazione a tutti i livelli, segnatamente in campo politico, sindacale e civico, il che implica il diritto di ogni individuo di fondare sindacati insieme con altri e di aderirvi per la difesa dei propri interessi”.

Ogni persona ha il diritto di associazione politica a tutti i livelli. Questo diritto non é riservato al solo cittadino dell’Unione ma è aperto ad ogni persona, anche se questa non ha la cittadinanza dell’Unione per via della sua nazionalità: può essere membro di un partito politico ad ogni livello, addirittura segretario o presidente, ma non può votare a nessuna elezione politica!

Continua nel libro Europa 2.0

PAUL ORIOL, militante di lunga data per le battaglie riguardanti l’uguaglianza dei diritti e la cittadinanza. Ha partecipato alla Lettre de la citoyenneté, alla rivista “Migrations-société” e alla commissione immigrazione di Alternatifs e presidente dell’Association pour une citoyenneté européenne de résidence. Animatore della campagna “Per una cittadinanza europea di residenza”. Ha pubblicato: Residenti stranieri, cittadini!, Gli immigrati: meteci o cittadini?, Gli immigrati davanti alle urne. Siti: www.lettredelacitoyennete.org; pauloriol.overblog.fr.

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