Ecologia, energie, Europa della sostenibilità
di Maurizio Gubbiotti*
In pochi anni il mondo è cambiato: fine dell’era industriale, fine del dopo-guerra e della guerra fredda, diffusione dell’informatizzazione, irruzione di Internet, fine dei comunismi, crisi dei socialismi, rinascita dei nazionalismi, conflitti etnici e religiosi, migrazioni di massa, nuove epidemie, passioni ecologiche, nascita delle organizzazioni non-governative, rullo compressore della globalizzazione neo-liberista. Innanzitutto i cambiamenti riguardano le conseguenze della globalizzazione a partire dalla preminenza che hanno i poteri economici rispetto alla politica; ciò
comporta un’influenza smisurata sulla vita degli Stati, di istituzioni come il Fondo monetario internazionale, la Banca Mondiale, l’Organizzazione mondiale del commercio e l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che definiscono le politiche economiche e commerciali di gran parte degli Stati della terra, qualunque sia l’orientamento dei loro governanti. In diversi settori questa evoluzione ha aggravato i più diversi tipi di diseguaglianze. I ricchi, sia gli Stati che gli individui, sono diventati più ricchi, e i poveri sempre più poveri. La globalizzazione neoliberista che costituisce la caratteristica principale del mondo contemporaneo ha portato con sé una perdita di autonomia dei governi, l’onnipotenza dei mercati finanziari, l’attivismo delle mega-imprese, lo sviluppo di reti mafiose, la proliferazione dei paradisi fiscali,
l’indebitamento dei Paesi del Sud, il saccheggio dell’ambiente.
Ed è a questo che va riferito un quadro mondiale dove un miliardo e 300 milioni di persone oggi vivono con meno di un dollaro al giorno, 2 miliardi e 400 milioni di persone vivono senza accesso ai servizi sanitari, un miliardo e 500 milioni di persone vivono senza accesso all’acqua potabile sana. Secondo dati forniti dal Programma Ambiente delle Nazioni Unite, risulta che intorno al 70 per cento dei circa cinque miliardi di ettari utilizzati in agricoltura in aree semi aride o in prossimità di deserti è già degradato e in gran parte soggetto a desertificazione. I continenti perdono, ogni cinque anni, 24 miliardi di tonnellate di superficie fertile ed il fenomeno non accenna a diminuire, anzi si aggrava. È un circolo vizioso: la povertà favorisce il degrado, il degrado produce povertà e quando anche il cambiamento del clima da conseguenza diviene fattore devastante, allora queste comunità sono costrette a cercare altrove delle terre in cui vivere. Ogni anno, come spiegano le Nazioni Unite, sei milioni di persone diventano profughi ambientali. In questo quadro diventa indispensabile l’apertura di una nuova stagione di cooperazione internazionale; questa deve essere capace di stabilire contatti e creare occasioni di incontro, per aprire canali di comunicazione e di ricerca, oltre a costruire reti di alleanze che valorizzino i saperi e le esperienze di tutti gli attori coinvolti, moltiplicando l’impatto dei processi di eco-sviluppo locali. Vanno ricercate alternative di sviluppo sostenibile che valorizzino le identità, creino benessere diffuso e durevole, garantiscano la tutela dei valori ambientali e dei sistemi di supporto alla vita. Tali scelte richiedono una maggiore integrazione delle politiche di cooperazione con quelle settoriali a livello nazionale, europeo e mondiale, come, ad esempio, le politiche agricole, energetiche e commerciali nonché le direttrici dello sviluppo economico. L’azione dei popoli dovrà essere capace di costruire un altro modello energetico equo e democratico, non più alimentato dai combustibili fossili e dal nucleare, ma basato sul risparmio dell’energia e sull’uso distribuito e sostenibile delle risorse rinnovabili quali sole, vento, biomasse, geotermia, mini idroelettrico e maree.
Continua nel libro Europa 2.0
MAURIZIO GUBBIOTTI, giornalista ambientale. Coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente. Ne dirige il dipartimento internazionale partecipando ai Social Forum europei e mondiali e a conferenze ambientali internazionali. Ha collaborato con “Dire Ambiente”, “Il Salvagente”, “La Nuova Ecologia”, “Sapere”, “Donna Moderna”, “il Manifesto”, “Repubblica” e “l’Unità”. Tra le pubblicazioni recenti Rapporto dei Diritti Globali
(Ediesse, 2009). Sito: www.legambiente.it.
comporta un’influenza smisurata sulla vita degli Stati, di istituzioni come il Fondo monetario internazionale, la Banca Mondiale, l’Organizzazione mondiale del commercio e l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che definiscono le politiche economiche e commerciali di gran parte degli Stati della terra, qualunque sia l’orientamento dei loro governanti. In diversi settori questa evoluzione ha aggravato i più diversi tipi di diseguaglianze. I ricchi, sia gli Stati che gli individui, sono diventati più ricchi, e i poveri sempre più poveri. La globalizzazione neoliberista che costituisce la caratteristica principale del mondo contemporaneo ha portato con sé una perdita di autonomia dei governi, l’onnipotenza dei mercati finanziari, l’attivismo delle mega-imprese, lo sviluppo di reti mafiose, la proliferazione dei paradisi fiscali,
l’indebitamento dei Paesi del Sud, il saccheggio dell’ambiente.
Ed è a questo che va riferito un quadro mondiale dove un miliardo e 300 milioni di persone oggi vivono con meno di un dollaro al giorno, 2 miliardi e 400 milioni di persone vivono senza accesso ai servizi sanitari, un miliardo e 500 milioni di persone vivono senza accesso all’acqua potabile sana. Secondo dati forniti dal Programma Ambiente delle Nazioni Unite, risulta che intorno al 70 per cento dei circa cinque miliardi di ettari utilizzati in agricoltura in aree semi aride o in prossimità di deserti è già degradato e in gran parte soggetto a desertificazione. I continenti perdono, ogni cinque anni, 24 miliardi di tonnellate di superficie fertile ed il fenomeno non accenna a diminuire, anzi si aggrava. È un circolo vizioso: la povertà favorisce il degrado, il degrado produce povertà e quando anche il cambiamento del clima da conseguenza diviene fattore devastante, allora queste comunità sono costrette a cercare altrove delle terre in cui vivere. Ogni anno, come spiegano le Nazioni Unite, sei milioni di persone diventano profughi ambientali. In questo quadro diventa indispensabile l’apertura di una nuova stagione di cooperazione internazionale; questa deve essere capace di stabilire contatti e creare occasioni di incontro, per aprire canali di comunicazione e di ricerca, oltre a costruire reti di alleanze che valorizzino i saperi e le esperienze di tutti gli attori coinvolti, moltiplicando l’impatto dei processi di eco-sviluppo locali. Vanno ricercate alternative di sviluppo sostenibile che valorizzino le identità, creino benessere diffuso e durevole, garantiscano la tutela dei valori ambientali e dei sistemi di supporto alla vita. Tali scelte richiedono una maggiore integrazione delle politiche di cooperazione con quelle settoriali a livello nazionale, europeo e mondiale, come, ad esempio, le politiche agricole, energetiche e commerciali nonché le direttrici dello sviluppo economico. L’azione dei popoli dovrà essere capace di costruire un altro modello energetico equo e democratico, non più alimentato dai combustibili fossili e dal nucleare, ma basato sul risparmio dell’energia e sull’uso distribuito e sostenibile delle risorse rinnovabili quali sole, vento, biomasse, geotermia, mini idroelettrico e maree.
Continua nel libro Europa 2.0
MAURIZIO GUBBIOTTI, giornalista ambientale. Coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente. Ne dirige il dipartimento internazionale partecipando ai Social Forum europei e mondiali e a conferenze ambientali internazionali. Ha collaborato con “Dire Ambiente”, “Il Salvagente”, “La Nuova Ecologia”, “Sapere”, “Donna Moderna”, “il Manifesto”, “Repubblica” e “l’Unità”. Tra le pubblicazioni recenti Rapporto dei Diritti Globali
(Ediesse, 2009). Sito: www.legambiente.it.
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