lunedì 31 maggio 2010

La tutela dei diritti fondamentali dopo Lisbona

Anticipazione dal volume collettivo "Europa 2.0 prospettive ed evoluzioni del sogno europeo", Nicola Vallinoto e Simone Vannuccini (a cura di), ombre corte, Verona, maggio 2010.

La tutela dei diritti fondamentali dopo Lisbona

di Giuseppe Bronzini*

Un rigo di penna sovranazionale, il nuovo art. 6 del Trattato sull’unione europea (Tue), e il supremo “signore dei Trattati” (purtroppo ancora la Conferenza intergovernativa, anche se vincolata dal “metodo convenzionale” come metodo ordinario per guidare il processo di revisione) potrebbe aver radicalmente mutato il sistema di tutela dei diritti fondamentali nel Vecchio continente, e con ciò il ruolo della giurisdizione nell’ambito del sistema giudiziario europeo multilivello. Sostanzialmente in una riga, grazie all’intuito di Giuliano Amato1, si è risolto il problema dell’efficacia di quella Carta che fu “proclamata” oltre nove anni orsono a Nizza, siglata dalle tre istituzioni dell’Ue (Commissione, Consiglio e Parlamento) e pubblicata, ma non nella Gazzetta ufficiale, già nel 20002.

Questa soluzione è stata trovata nel contesto più ampio del completamento delle riforme istituzionali dell’Unione con il varo del nuovo Trattato; vengono così a completarsi due processi collegati ma concettualmente separabili, il primo iniziato con il Consiglio di Colonia del 1998, relativo alla codificazione di un Elenco solenne di diritti fondamentali appannaggio dei cittadini europei (operazione conclusa solo con la definizione della natura giuridica di tale Elenco stilato dalla prima Convenzione) ed il secondo con il successivo Consiglio di Laeken di approntamento di un sistema di regole appropriate per una Unione ormai a ventisette Stati; regole più trasparenti, più democratiche, non paralizzanti e comunque tali da conferire un ruolo più attivo all’Unione sulla scena globale. Il progetto di “costituzione europea” cercava di saldare le due linee di sviluppo del processo di integrazione in un nesso che si voleva di natura costituzionale, ma sul punto non intendo soffermarmi; forse è ancora presto per fare un bilancio del dibattito quasi decennale sul tema, meglio fermarsi a constatare che la Carta è stata incorporata nei Trattati e che la sua natura obbligatoria e vincolante è ormai indiscutibile e che d’altra parte questo storico passaggio è strettamente (ed anche formalmente, visto che è previsto nel medesimo Trattato) connesso al rafforzamento istituzionale del soggetto sovranazionale – Unione europea – che viene dotata di nuove regole la quali, su quasi tutti i temi, sono le stesse elaborate dalla seconda Convenzione: dalla politica estera alla soppressioni dei pilastri, dalla codecisione come principio ordinario per il processo legislativo, all’estensione del voto a maggioranza, dai nuovi poteri di iniziativa dei cittadini europei (art. 14), alla figura della Presidenza stabile ecc.

Continua in Europa 2.0

GIUSEPPE BRONZINI, Consigliere di Cassazione. Ha curato La Carta dei diritti dell’Unione europea (Chimienti, 2009), Le prospettive del welfare in Europa (Viella, 2009). Autore de I diritti del popolo mondo (Manifestolibri, 2004). Membro della Fondazione Basso, del Mfe e dell’Osservatorio sul rispetto dei Diritti Fondamentali in Europa. Socio fondatore del Basic Income Network Italia. Tra i promotori della campagna per la cittadinanza europea di residenza e per “un reddito garantito europeo”. Siti: www.europeanrights.eu; www.binitalia.org.

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