L’integrazione dei migranti in Europa
di Pietro Soldini*
Il trattamento riservato agli stranieri svela i caratteri più profondi di un sistema politico e di welfare: l’immigrazione è la cartina di tornasole per comprendere il livello di democrazia di un paese. L’Europa, sempre più caratterizzata da una crescente “disuguaglianza razziale” – esito di una differente allocazione delle risorse e delle opportunità tra nazionali e stranieri – rischia di pregiudicare il suo grado di civiltà faticosamente raggiunto.
Premessa
La presente nota si articolerà nel modo seguente: si passeranno in breve rassegna alcuni aspetti del percorso di integrazione che il migrante, giunto in Europa, deve intraprendere per raggiungere una sufficiente integrazione nel paese ospitante. In primo luogo si illustrerà, se esistente, la disciplina comunitaria (trattati, direttive, sentenze delle Corti di Giustizia); a seguire verrà presentata la situazione concreta del migrante in alcuni paesi europei, significativi ed analizzati da vari istituti di ricerca. Questa metodologia è quasi obbligata dal momento che il diritto comunitario si limita, quasi sempre, a dare indicazioni non cogenti, riservando ai singoli Stati membri la legislazione più appropriata alle proprie necessità contingenti.
Anche in una materia relativamente più abbordabile – la disciplina previdenziale – l’Unione europea ha raggiunto soltanto un coordinamento dei vari sistemi nazionali, perché l’armonizzazione integrale non è ancora a portata di mano. Ultimamente l’unica intesa raggiunta da tutti gli Stati membri ed efficacemente operante ha come oggetto la difesa delle frontiere esterne, in una visione ossessivamente securitaria, sottovalutando e trascurando le politiche di integrazione, che invece sono il mezzo migliore e più lungimirante per dare tranquillità e sicurezza di vita sia ai nazionali che ai migranti.
Continua nel libro Europa 2.0
Premessa
La presente nota si articolerà nel modo seguente: si passeranno in breve rassegna alcuni aspetti del percorso di integrazione che il migrante, giunto in Europa, deve intraprendere per raggiungere una sufficiente integrazione nel paese ospitante. In primo luogo si illustrerà, se esistente, la disciplina comunitaria (trattati, direttive, sentenze delle Corti di Giustizia); a seguire verrà presentata la situazione concreta del migrante in alcuni paesi europei, significativi ed analizzati da vari istituti di ricerca. Questa metodologia è quasi obbligata dal momento che il diritto comunitario si limita, quasi sempre, a dare indicazioni non cogenti, riservando ai singoli Stati membri la legislazione più appropriata alle proprie necessità contingenti.
Anche in una materia relativamente più abbordabile – la disciplina previdenziale – l’Unione europea ha raggiunto soltanto un coordinamento dei vari sistemi nazionali, perché l’armonizzazione integrale non è ancora a portata di mano. Ultimamente l’unica intesa raggiunta da tutti gli Stati membri ed efficacemente operante ha come oggetto la difesa delle frontiere esterne, in una visione ossessivamente securitaria, sottovalutando e trascurando le politiche di integrazione, che invece sono il mezzo migliore e più lungimirante per dare tranquillità e sicurezza di vita sia ai nazionali che ai migranti.
Continua nel libro Europa 2.0
* PIETRO SOLDINI, responsabile dell’Ufficio nazionale delle politiche per l’immigrazione della Cgil. Ha ricoperto l’incarico di Presidente Nazionale della Federazione Italiana del Tempo Libero. Tra le campagne promosse dalla Cgil “Stesso sangue, stessi diritti” contro il razzismo e “Diritti senza confini”. Siti: www.cgil.it; www.dirittisenzaconfini.it.
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